Insegnare il futuro

Insegnare il futuro

27 Agosto 2018 0 Di giuseppe perpiglia

La società odierna è caratterizzata da un pensiero corto. Si è lasciata pervadere da un nichilismo che la sta facendo implodere e chiudere in sé stessa, alimentando i populismi ed i razzismi che in modo strisciante e, sempre più spesso, manifesto, stanno attraversando tutto l’occidente. Bisogna reagire e la sola alternativa al nichilismo è la speranza. Ma la speranza è apertura al futuro, è avere progetti e la voglia di realizzarli. Per questo la classe docente dovrebbe avere in cima alle sue finalità quella di promuovere e potenziare nelle giovani vite che le vengono affidate la capacità di sognare, la capacità di agire ogni giorno con forza e con determinazione, la capacità di saper trovare il coraggio necessario per intraprendere il viaggio della vita, la capacità di non arrendersi e di non fermarsi mai di fronte ai numerosi ostacoli che si troveranno a dover affrontare. Formare i giovani con questa finalità permetterebbe di creare una società rivolta al futuro, una comunità di individui in grado, non solo di avere dei sogni, ma anche la capacità, la voglia, la determinazione di realizzarli. Ma creare il futuro vuol dire vivere dovendo affrontare giornalmente delle sfide perché è sempre tempo di cambiamenti. Le sfide che dobbiamo affrontare non sono sempre semplici ed abbiamo quindi bisogno di qualcuno che condivida il nostro percorso. Ma anche il sapere stare insieme è una conquista. La capacità di stare insieme e di collaborare attivamente è una risorsa preziosa ed un valore che il tempo in cui viviamo ci chiama a perseguire con tenacia.
Anche la classe docente, anzi a maggiore ragione, dovrebbe attivarsi per operare sempre in collegialità, per potenziare la capacità di lavorare insieme, per assumere e condividere responsabilità. A monte di tale scelta, però, ogni docente dovrebbe porre al centro del suo agire sempre lo stesso tema: chi sono? Cosa voglio? E dalla risposta che si dà a tali domande dipende tutto il resto. Solo se si ha ben chiara la propria identità e la meta che si vuole raggiungere, si può proseguire spediti ed ottenere risultati tangibili.
Il pensiero corto a volte porta qualche docente a vedersi ed a viversi come un mero fornitore di servizi. Egli, al contrario, dovrebbe avere la forte consapevolezza di essere un soggetto che deve condividere al plurale la propria condizione personale anche per dare un senso profondo al suo esserci, sia tra colleghi sia tra i banchi.
Ogni docente dovrebbe essere sempre rivolto al futuro, per questo dovrebbe essere animato dalla voglia e dalla determinazione di costruire risultati. I processi di cambiamento che creano il futuro, infatti, non vanno subiti, bensì vanno vissuti come una sfida per esercitare, quanto più possibile, un ruolo incisivo. La speranza è la proiezione continua verso il futuro, che consente di considerare la vita umana come un incessante accadimento di eventi che vanno vissuti in prima persona, in totale partecipazione.
Il più grande strumento, uno strumento universale, a disposizione del docente è la parola. La parola è l’evocazione dell’essere, ma resta mancanza dell’essere. Tuttavia, la parola tende a congiungersi con l’essere. La promessa è che la parola e la cosa coincideranno. Ma oggi, però, le parole, specialmente quelle della politica, non significano nulla. (da una riflessione di PIETRO BARCELLONA). Il docente, come figura istituzionale, deve dare corpo ed anima alla parola e fare in modo che essa mantenga la sua forza di promessa.