
Il bilancio sociale: perché?
Prima di accingersi a stilare il bilancio sociale bisogna avere ben chiaro il perché, fare, cioè, chiarezza sulle motivazioni che ci spingono ad intraprendere un tale processo basato sulla responsabilità e sulla riflessione critica del proprio operato.
La stesura del bilancio sociale è un atto, almeno fino al momento della pubblicazione di questo lavoro, volontario, ma tutti i prodromi e le pressioni per la sua stesura sono ben presenti nella normativa. Sarebbe, però, molto limitativo fermarsi al mero compito burocratico della rendicontazione sociale da mettere sul sito scuola in chiaro perché ben più importanti devono essere le motivazioni etiche e professionali. Etiche perché l’autocritica ed il mettersi in gioco, rendendo conto delle proprie azioni, è indice di una crescita interiore sostenuta da una correttezza di pensiero e di azione che sostanziano una dirittura morale. E questa è una caratteristica che non può mancare ad un educatore! Professionale perché la condivisione e l’ascolto portano inevitabilmente ad una crescita professionale e ad elevare il livello del servizio fornito. Quella del docente non è una professione standardizzata o standardizzabile, ma si concretizza giornalmente nel confronto con gli altri, con l’ambiente e con il territorio.
Avviare il processo di rendicontazione sociale rappresenta un’efficace occasione che porta il personale della scuola a riflettere sul proprio operato, sui valori propri e dell’istituzione nella quale è inserito, ma anche sugli obiettivi che ci si prefigge e sul significato ultimo della missione dell’istituzione scolastica. Inoltre, ogni lavoratore della conoscenza viene portato a sentirsi stimolato a promuovere l’innovazione ed il miglioramento delle proprie prestazioni dando valore e senso al suo operato ed al suo ruolo. Ancora, l’identificazione precisa e puntuale degli stakeholder permette di attivare con essi momenti di dialogo, confronto, partecipazione, collaborazione a tutto vantaggio del sistema e degli attori coinvolti.
La valutazione del processo e dei risultati è entrata nelle istituzioni scolastiche nel 1997 con la legge n. 59[1], meglio nota come legge Bassanini, dal primo firmatario, sul decentramento amministrativo e sull’autonomia delle istituzioni scolastiche.
Il decreto legislativo n. 286/1999 (Riordino e potenziamento dei meccanismi e strumenti di monitoraggio e valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati dell’attività svolta dalle amministrazioni pubbliche, a norma dell’articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59) prevedeva controlli tradizionali di tipo repressivo che potevano essere effettuati secondo quattro modalità differenti:
- Controllo della regolarità amministrativa e contabile per garantire la regolarità e la legittimità dell’agire amministrativo.
- Controllo di gestione per verificare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità dell’azione amministrativa, nonché il corretto rapporto tra costi e risultati.
- Valutazione della dirigenza.
- Valutazione e controllo strategico, finalizzati a valutare l’adeguatezza di attuazione dei piani e dei programmi e di altri strumenti di determinazione dell’indirizzo politico. In questo ambito deve essere anche valutata la congruenza tra risultati ed obiettivi.
Con il decreto legislativo 165/2001 (Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche) si afferma, invece, la separazione tra organi di indirizzo politico-amministrativo, chiamati a definire obiettivi e programmi ed a verificare la corrispondenza dei risultati dell’attività amministrativa o organi di gestione, a cui spetta, invece, l’adozione degli atti e dei provvedimenti amministrativi, la gestione finanziaria e tecnica mediante autonomi poteri di spesa e di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo.
Nella direttiva della Funzione Pubblica datata febbraio 2006 si afferma «La rendicontazione sociale delle amministrazioni pubbliche risponde alle esigenze conoscitive dei diversi interlocutori, consentendo loro di comprendere e valutare gli effetti dell’azione amministrativa. Essa può essere considerata come una risposta al deficit di comprensibilità dei sistemi di rendicontazione pubblici, di esplicitazione delle finalità, delle politiche e delle strategie, di misurazione dei risultati e di comunicazione.»
Il decreto legislativo 150/2009 (Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni), noto anche come Riforma Brunetta, all’articolo 3 spiega quali siano le finalità della misurazione e della valutazione delle performance, mentre al successivo articolo 4 illustra le fasi di gestione della performance stessa.
Infine, il DPR 80/2013 (Regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione) istituisce il sistema nazionale di valutazione (SNV). All’articolo 6, il decreto illustra e spiega il procedimento da seguire per la valutazione. In particolare, vengono evidenziati quattro punti:
- Autovalutazione delle istituzioni scolastiche
- Valutazione esterna
- Azioni di miglioramento
- Rendicontazione sociale delle istituzioni scolastiche.
Oltre alle motivazioni etiche e normative, esiste un altro tipo di motivazioni che è bene prendere in considerazione: la gestione del rischio! La scuola possiede, che piaccia o meno, alcune caratteristiche delle aziende. E le aziende che vogliono prepararsi a realizzare il loro futuro a lungo termine per come lo immaginano si basano sulla teoria dello strategic intent, dell’intento strategico, elaborata da Gary Hamel e C. K. Proholad. Tale teoria si basa su tre punti:
- Il senso della direzione (sense of direction) ossia cosa i dirigenti sperano di fare tra dieci anni;
- Il senso della scoperta (sense of discovery), sarebbe a dire la disponibilità a scoprire nuovi ambiti di attività;
- Il senso del destino (sense of destiny), cioè la convinzione diffusa tra i dipendenti di partecipare ad un progetto positivo ed utile.
Con i necessari distinguo e le dovute curvature, tale teoria si può e si deve applicare anche al mondo della scuola. La direzione da seguire, la scoperta di nuovi orizzonti, la partecipazione e la condivisione convinta della meta da parte del personale diventano fattori essenziali per una scuola attiva che sappia imporsi nella società come soggetto degno di attenzione e di rispetto.
Nel mondo della scuola l’ignoto è l’unica cosa certa. Ogni anno, infatti, si hanno di fronte nuovi volti e nuove storie e quanto andava bene prima potrebbe non avere più valore. Per superare efficacemente questo ostacolo che ci si trova davanti ogni giorno, ogni ora, bisogna essere pronti a rompere le identità individuali e di gruppo, a condividere la responsabilità coinvolgendo tutti i soggetti interessati. Spesso, i vincoli che ci impediscono di affrontare efficacemente il rischio, o comunque l’ignoto, sono quelli di carattere culturale e sociale che ci siamo creati da soli.
Ogni dirigente deve acquisire la consapevolezza che l’aspetto decisivo del contributo dei docenti e di tutto il personale non è legato alle ore di lavoro o di presenza, bensì alla dedizione verso le rispettive mansioni. Diventano fondamentali le risposte date alle domande “Quanto il personale crede in quello che fa?”, “Quanto si sente responsabile e coinvolto?”. Mettersi nella condizione di avere risposte positive a tali domande farebbe fare un enorme balzo in avanti al servizio fornito dall’istituzione scolastica ed alla spinta motivazionale dei singoli.
Il docente deve accettare il rischio insito nell’avere a che fare con soggetti in rapida evoluzione. Egli deve accettare questa situazione inalienabile con il dovuto rispetto e la dovuta attenzione. L’arma migliore è e rimane la capacità di ascolto della propria intuizione che deve basarsi sull’esperienza e su una grande attenzione ai segnali che gli vengono inviati momento per momento da ogni componente delle classi a lui assegnate. È necessario concentrarsi sulle proprie migliori abilità e sulle proprie competenze. Occorre valutare in anticipo le situazioni in cui si potrà trovare, le cose di cui potrebbe aver bisogno, allenandosi a leggere gli eventi in modo sistematico.
[1] La legge 15 marzo 1997, n. 59, recante Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa impone in particolare due principi:
- la semplificazione delle procedure amministrative e dei vincoli burocratici alle attività private;
- il federalismo amministrativo, cioè il perseguimento del massimo decentramento realizzabile con legge ordinaria, senza modifiche costituzionali.
Capitoli già pubblicati:
Il bilancio sociale: Introduzione
Il bilancio sociale: cos’é?
Il bilancio sociale: per chi?
Il bilancio sociale: come?
Conclusioni
Alcuni esempi
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